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Vi raccontiamo il fundraising e lo facciamo a modo nostro.Fundraising per i beni comuni: l’analisi (da salvare e studiare) della nostra Scuola

Si è concluso da poco un importante progetto voluto dalla Rete dei Beni comuni di Napoli, nell’ambito del programma europeo Urbact III Civic eState, che ha riguardato il potenziamento delle capacità di fundraising delle comunità da anni impegnate nella cura, gestione restituzione alla fruizione pubblica di alcuni importanti beni comuni della città.
La Scuola di Fundraising di Roma è stata incaricata di realizzare il progetto e, in particolare, Valeria Romanelli ed io abbiamo avuto l’onore di conoscere più a fondo questa straordinaria realtà di comunità di impegno sociale di Napoli che rappresenta pienamente una nuova stagione della partecipazione civica e del fundraising.
Oggi, in Italia, circa il 70% del patrimonio edilizio pubblico (spesso di grande valore storico, culturale e artistico) è in abbandono. Senza parlare poi di quei patrimoni culturali materiali e immateriali che da tempo non sono più curati e resi fruibili e per i quali sono sorte forme di impegno civico. È il caso, per esempio, del cammino di San Francesco Caracciolo) o del progetto di valorizzazione dell’Ex Monastero del Carmine di Bergamo a cura del Teatro Tascabile, della costruzione di un centro di salute per la comunità della Val Cannobina attraverso la Fondazione Comunitàttiva o delle tante proposte civiche di cura della qualità dell’ambiente urbano (come ad esempio Retake) solo per citarne alcune.
Sono iniziative di mobilitazione che spesso vedono anche una proficua partnership tra società civile ed enti pubblici e oggi rappresentano una nuova frontiera per il fundraising. Dico nuova perché:
- rende il fundraising uno strumento accessibile a tutti, a prescindere dalle forme giuridiche e organizzative del non profit (intere comunità che si attivano anche in modo informale o con nuovi tipi di compagine);
- annulla la tradizionale tripartizione tra donatore, organizzazione e beneficiari (siamo tutti membri di una comunità);
- porta il fundraising al centro del tema cruciale per lo sviluppo del Paese, che è la sostenibilità del welfare inteso non solo come insieme di servizi pubblici, ma come insieme di beni, servizi, valori che costituiscono e garantiscono il benessere di una comunità, il quale non può essere più sostenuto senza l’economia sociale e, quindi, gli strumenti del fundraising;
- valorizza i legami comunitari e di rete, il radicamento e il coinvolgimento attivo dei sostenitori, restituendo vigore e forza ad aspetti identitari del fundraising, anche in forme moderne e digitali, che sono state minimizzate da approcci più legati alla comunicazione e alla promozione di massa.
Di tutto ciò abbiamo parlato recentemente nel bellissimo webinar Community in action organizzato da Rete del Dono (potete ascoltare qui la registrazione).
Per queste ragioni ritengo che il tema dei beni comuni sia la “faccia oscura del fundraising”, quella che non si vede, perché non è istituzionalizzata, non coincide con gli attori tradizionali del fundraising, ma è grande, enorme e coinvolge persone e soggetti che fino ad oggi si erano tenuti ai margini del fundraising, a volte guardandolo anche con sospetto.
Ecco perché dall’esperienza di Napoli che ha coinvolto cinque comunità “pilota” di questo processo, sono scaturite le Linee guida del fundraising per i beni comuni che, partendo da un’analisi dei fattori di ostacolo e di facilitazione a fare raccolta fondi nell’esperienza di cinque comunità napoletane, ha tratto indicazioni per far crescere in qualità e quantità il fundraising per i beni comuni.
Le linee guida saranno oggetto di una mia presentazione durante il Festival del Fundraising ma se non siete presenti al Festival e non resistete alla voglia di leggerle subito le potete scaricare qui.
Con un’avvertenza: le linee guida non sono la conclusione di una storia ma l’inizio di una nuova stagione di grande rilevanza sociale e politica per il fundraising. Sta ad ognuno di noi aggiungere un pezzo a questa storia magari sperimentando tali linee insieme a quelle comunità che si sono attivate sui nostri beni comuni.
Buona lettura (e buon viaggio verso la nuova faccia del fundraising)!
Grazie all’appassionato coinvolgimento delle comunità napoletane di:
- Ex Lido Pola;
- Ex Asilo Filangieri;
- Scugnizzo liberato;
- Comunità del Parco dei Quartieri Spagnoli;
- Ex convitto Le monachelle.
E grazie all’appassionato coinvolgimento del coordinatore del progetto Roberta Nicchia (Comune di Napoli).

Massimo Coen Cagli
Direttore scientifico della Scuola, consulente e formatore senior, esperto in strategie di fundraising.
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